Intervista a Franca Tragni
Franca Tragni sul palco con Panni Sporchi [di Francesca Laureri]
La mafia. Argomento più che mai attuale e che, purtroppo, non porta data di scadenza. È un cancro che colpisce il nostro Paese e che non rimane “rinchiuso” in quelle zone dove banalmente pensiamo si trovi; no, la mafia, anzi, le mafie, si trovano dappertutto, anche e soprattutto nel nostro territorio. Per questo Franca Tragni e la sua compagnia di attrici hanno pensato di affrontare il problema, esplorarlo, studiarlo fino a portarlo in scena con lo spettacolo Panni Sporchi (cose da fimmini), sul palco del Teatro Comunale di Fontanellato da stasera, 19 novembre fino a domenica 21 novembre.
Franca, com’è nato Panni Sporchi?
L’idea per questo spettacolo è nata un anno fa, poi abbiamo raccolto tutto il materiale necessario, c’è voluto molto tempo, l’argomento è estremamente delicato, di documenti ce ne sono tanti ma delle donne della mafia si parla poco.
Sì, perché Panni Sporchi affronta proprio il lato femminile della mafia, le donne che fanno parte di questo universo tossico, di cui sono vittime, più o meno direttamente. Donne che vivono nell’ombra ma che soffrono infinitamente.
Cosa vedremo sul palco?
In scena saliranno i ritratti delle donne di mafia; da Rosaria Schifani (moglie di Vito Schifani, vittima nella strage di Capaci del 1992) a Carmela Manniti (moglie del capomafia Benedetto Santapaola), passando per tante altre. Abbiamo scelto le donne come spunto ma anche come mezzo di rappresentazione per questo spettacolo di teatro-documentario; si tratta di una ricerca portata avanti con la speranza di far riflettere il pubblico.
Panni Sporchi è prodotto dall’Associazione Zona Franca con il contributo della Provincia di Parma…
L’associazione Zona Franca è giovane, esiste da poco; l’obiettivo è puramente divulgativo, il teatro è usato nel nostro caso per trasmettere informazioni, raccontare argomenti di attualità o comunque importanti; inoltre devolviamo le entrate in beneficienza. Io e le altre attrici di Panni Sporchi speriamo di colpire la sensibilità del pubblico e di attirare l’attenzione su un problema molto presente nel nostro territorio, anche se non vogliamo accorgercene. Quello che diciamo con il nostro spettacolo è: di mafia si muore ma anche il silenzio uccide. Smafia tutto!
Parma.Repubblica.it – Venerdì 19/11/2010