• Riferimenti

    ROSARIA SCHIFANI
    Moglie di Vito Schifani agente di scorta del giudice Giovanni Falcone ucciso nella strage di Capaci del 23 maggio 1992.

    CARMELA MANNITI
    Moglie del capomafia catanese Benedetto Santapaola

    VITA RUGNETTA
    Madre di Antonio, assassinato dalla mafia; si costituì parte civile al maxiprocesso e testimoniò nel 1986 nell’aula bunker del carcere palermitano dell’Ucciardone.

    GIUSEPPINA SPADARO e ANGELA MARINO
    Mogli dei pentiti Pasquale e Emanuele Di Filippo che hanno permesso l’arresto di Leoluca Bagarella.

    AGATA DI FILIPPO
    27 anni, sorella dei pentiti Di Filippo e moglie di Nino Marchese.

    ANGELA RUSSO
    Angela Russo soprannominata “nonna eroina”, era più che corriera di droga: lei era stata l’organizzatrice del traffico di droga fatto dalla sua famiglia. All’età di 74 anni il 13 febbraio 1982,viene arrestata assieme ad altre 27 persone tra cui figli e le nuore, perché organizzatrice dei traffici di droga tra Palermo, le Puglie e il Nord Italia. All’atto dell’arresto e poi durante il processo si comporta da perfetta mafiosa.

    SERAFINA BATTAGLIA
    Serafina Battaglia per 20 anni convivente di Stefano Leale, un mafioso palermitano che venne ucciso il 9 aprile 1960, si decise a collaborare con il giudice istruttore Cesare Terranova, soltanto dopo l’omicidio del figlio, che lei aveva spinto a vendicare la morte del padre senza riuscirci.

    Palermo, 30 gennaio 1962: Serafina Battaglia, è la prima donna di mafia che spezza il muro dell’omertà per vendicare l’assassinio del figlio Salvatore. In Tribunale rivelò tutto quello che sapeva, fece i nomi degli assassini, dei mandanti e degli esecutori, e da quel momento diventò testimone in molti processi. “Non ho paura di nessuno – diceva – che penso della mafia? Che fa schifo”.

    FELICIA BARTOLOTTO IMPASTATO
    Felicia è stata una donna divisa tra il marito e il figlio. Dai microfoni di radio Aut il figlio Peppino inviava messaggi ironici per demolire la mafia, e il padre lo cacciò di casa. Mamma Felicia, di nascosto, lo faceva rientrare, poi gli procurò una casa di fronte alla sua e gli portava da mangiare.

    Dopo l’assassinio del figlio Peppino il 9 maggio del 1978, Felicia ha rigettato la cultura mafiosa della vendetta, costituendosi parte civile nel procedimento contro i responsabili dell’omicidio, sostenuta dal figlio Giovanni, dalla nuora Felicetta, dai compagni di Peppino e dal Centro di Documentazione dedicato all’eroe di Cinisi. Un impegno quotidiano che è riuscito a rovesciare la tesi che voleva Peppino terrorista e suicida, avallata da rappresentanti delle forze dell’ordine e della magistratura con il depistaggio delle indagini, come è stato confermato dalla Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia approvata nel 2000. Per tanti anni Felicia è stata un punto di riferimento e la sua casa è diventata una sorta di santuario laico, un luogo di pellegrinaggio.

    GIUSY VITALE
    G. V. detta Lady Mafia, è la prima donna a cui la procura di Palermo, contesta il delitto di associazione mafiosa. Madre di due bambini, sorella di Vito e Leonardo Vitale, uomini d’onore legati all’ala stagista dei Corleonesi di Totò Riina, si occupa di affari e omicidi, soprattutto dopo l’arresto dei suoi 2 fratelli. Condannata nel 1998 per omicidio di mafia, Giusy passa alla storia come il primo pentito di mafia. Un boss in gonnella che comandava i “picciotti” e ordinava delitti. Ai pubblici ministeri Maurizio De Lucia e Francesco Del Bene Giusy ha dichiarato di aver deciso di pentirsi “per amore dei figli”. Probabilmente, però, a far maturare in lei la decisione sono stati i colpi inferti dalla procura alla sua famiglia decimata dalle condanne giudiziarie.

    CORRIERE DELLA DROGA
    Vincenza Calì 40 anni, moglie di Ignazio Mattioli 43 anni, racconta la sua esperienza come corriera della droga. Vincenza come le altre corriere, è entrata nei traffici della mafia, non perché parente di uomini d’onore, ma perché incentivata dall’assoluto predominio economico della mafia.

    C’è il problema della sopravvivenza, ed è la mafia che dà la possibilità di tirare avanti e di campare. Il traffico di droga c’è anche altrove, anche altrove ci sono piccoli spacciatori, ma il fatto fondamentale è che qui la mafia è l’unica organizzazione che dà lavoro, perché manca tutto il resto. Anche altrove ci sono quartieri e zone degradate, ma qui la mafia è l’unico referente economico, e questo crea adesione.

    Le prime casalinghe, corriere della droga, partono nella seconda metà del 1985. Sulla rotta Palermo-Roma-New York, si affaccia un tipo di turista particolare: donne casalinghe, madri di numerosa prole. Le loro sono “storie scellerate di casalinghe Palermitane” . Età media, quarantenni, tutte incensurate,per lo più cariche di figli e di guai, per lo più abitanti nei cantoi del disperato centro storico di Palermo o negli squallidi casermoni popolari della periferia…..

    RITA ATRIA
    Nata a Partanna, in provincia di Trapani, nel 1974, la giovane era figlia di Don Vito, un mafioso che aspirava a raggiungere i vertici dell’organizzazione. E quando lo uccisero, nel 1985, la ragazzina divenne la sorella di Nicola. Ma quando nel 1991, uccisero anche lui, Rita entrò nel programma di protezione dei testimoni di giustizia. E come se non bastasse fu ripudiata dalla madre perché invece della vendetta cercava la giustizia: Rita aveva deciso di aiutare il nuovo procuratore capo di Marsala, Paolo Borsellino, ad arrestare tutti i mafiosi di Partanna. E in parte ci riuscì, rifacendosi una vita. Ma tutto precipitò quando il 19 luglio 1992 Cosa Nostra uccise Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. Rita non sopportò di essere di nuovo orfana, e a soli 17 anni si tolse la vita per inseguire l’ideale di un mondo senza Cosa Nostra.

    NINETTA BAGARELLA
    La più famosa delle donne dei boss è Antonietta (Ninetta) Bagarella, la maestria di Corleone sorella di Leoluca Bagarella uno dei killer più spietati del clan dei Corleonesi. Nel ’74 sposa clandestinamente Totò Riina, capo di Cosa Nostra. E’ la prima donna per cui viene proposto ma non comminato il soggiorno obbligato per reati collegati alla mafia. Ninetta vive in latitanza con il marito per 25 anni, ha 4 figli ai quali fa scuola lei stessa: per i mafiosi è una madre e una moglie esemplare. Quando il marito viene arrestato, nel ’93 porta i figli a Corleone. Dopo l’arresto del figlio Gianni nel ’96, scrive una lettera al quotidiano la Repubblica, denunciando un’ingiusta persecuzione nei confronti della sua famiglia.

    Lo spettacolo, infine, entra nelle tematiche più attuali dell’ecomafia e della contraffazione degli alimenti attraverso due metafore al femminile:

    LA DISCARICA E I GABBIANI
    E’ una fimmina anche la grande discarica di Palermo, Bellolampo. Una fimmina morta. una montagna di rifiuti sulla quale due gabbiani sembrano trovare più cibo che nel mare. Lì iniziano a scavare, nei sacchi di immondizia, nel percolato, nel cuore dei drammi ambientali e sociali dell’ecomafia. Il volo narrativo dei gabbiani non si ferma alla discarica, si sposta e si posa sulla Campania violentata nelle terre e nei suoi frutti, sulle “navi a perdere” cariche di rifiuti tossici e radioattivi addormentate nel fondo del Mediterraneo, sulle nuove mafie che dal Sud al Nord si sono insinuate, liquide, nel tessuto sociale e quasi si confondono con la legalità. La via di uscita da questo inferno i gabbiani la intravedono nella ricerca e nel recupero di ciò che non è l’inferno, nella bellezza in senso ampio, dalla quale scende giù tutto il resto.

    A TAVOLA CON LE MAFIE
    Dallo stesso percorso di studio è nata l’esigenza di parlare di tutto quello che arriva sulle nostre tavole, ben consapevoli che “ogni ciclo di vita è compromesso” a causa dei danni ambientali causati dai versamenti illegali di rifiuti e dalla logica criminale che spesso viene impiegata nella lavorazione degli alimenti. Nessuno l’ha invitata ma purtroppo la criminalità organizzata si siede ogni giorno alle nostre tavole speculando su ciò di cui non possiamo fare a meno: il cibo. testimonianze provate da inchieste giornalistiche getteranno luci inquietanti su ciò che sta dietro un pollo dalle perfette forme, un piatto di pasta al tartufo, una merendina per la merenda dei nostri figli. Mangia bimbo bello mangia.